Negli ultimi anni, il termine “ucpycling”, nato negli anni ’90 nel design industriale, si è diffuso in altri settori, dalla moda all’alimentare. L’upcycling alimentare descrive il processo di trasformazione dei sottoprodotti alimentari in nuovi prodotti di alta qualità. Ingredienti che solitamente verrebbero scartati, come bucce, semi, polpa di frutta o trebbie, vengono recuperati e valorizzati per creare nuovi alimenti ricchi di fibre, proteine e altri nutrienti.
L’upcycling sta guadagnando popolarità soprattutto grazie alla crescente consapevolezza dell’impatto che lo spreco alimentare ha sul nostro pianeta. Oltre il 30% del cibo prodotto nel mondo viene sprecato*, con circa 931 milioni di tonnellate gettate via ogni anno, pari al 17% della produzione globale**. Questo spreco non solo esaurisce le risorse, ma contribuisce anche all’inquinamento. Di fronte a questi dati, i consumatori sono sempre più orientati verso scelte alimentari che non solo siano salutari, ma anche sostenibili e rispettose dell’ambiente.
Oltre a essere una soluzione sostenibile, l’upcycling offre alle aziende un’opportunità di mercato, permettendo non solo di ridurre i costi di smaltimento, ma anche di sviluppare prodotti innovativi e attrattivi per un pubblico in cerca di creatività, qualità e novità.
L’upcycling, quindi, si inserisce perfettamente nel modello dell’economia circolare, trasformando gli scarti in risorse e contribuendo a ridurre gli sprechi e l’inquinamento, creando al contempo valore economico e prodotti sostenibili.
*Fonte: Upcycled Food Association and Foundation
**Fonte: UNEP, Food Waste Index Report 2024